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Tutto è iniziato con una recensione negativa di un libro trovata in rete. Una mamma lamentava la presenza tra le pagine di un’immagine talmente terribile da spingerla immediatamente a buttare il libro.

Io e Giovanni ci siamo a lungo interrogati e confrontati per capire quale fosse il problema.

L’immagine è questa

E’ tratta dal libro “Otto va in città” – edizioni Timpetill – un libro presente sui nostri scaffali e che a me piace molto per il suo grande formato, per la ricchezza delle immagini e per la possibilità che offre di inventare storie e giocare tra le pagine.

Cosa ha urtato la sensibilità della signora? Un’immagine religiosa in un libro per bambini? Le tre croci hanno un significato recondito che mi sfugge? Il problema è che qualcuno sta compiendo un furto in un museo? Il ladro ha un aspetto diabolico (a me ricorda il Dio Anubi)?

Davvero non riesco a capire ma ognuno è libero di interpretare. 

La prima parola che mi è venuta in mente leggendo quella recensione è stata CENSURA, complice forse il fatto che ultimamente ho letto molto su Maurice Sendak e su quanto i suoi libri siano stati censurati. Nel suo “La cucina della notte” ci sono alcune tavole in cui il piccolo protagonista è raffigurato nudo, un affronto al pudore! Così qualcuno ha pensato bene di disegnarci sopra delle mutande o di ritagliare la parte incriminata prima di mettere in mano il libro ad un bambino.

Poi mi è tornata in mente una vicenda di qualche anno fa, quando a Venezia fu stilata una lista nera di libri ritenuti non adatti ai bambini (parliamo di “Sono io il più forte”, “Piccolo uovo”, “ A caccia dell’orso”, “Ninna nanna per una pecorella” e molti altri che propongo ai miei piccoli lettori continuamente). Se ne parlò tanto e il risultato fu un boom di vendite di quei titoli, almeno nella mia libreria!

A quel punto la curiosità che già si stava facendo strada nella mia testa ha avuto la meglio e mi sono ritrovata a cercare elenchi di libri censurati nel tempo. Se conoscete la mia passione per Harry Potter potete immaginare quanto sia inorridita scoprendo che in alcuni paesi i libri di J.K. Rowling sono vietati e che in una comunità del Nuovo Messico sono stati gettati in un rogo purificatore perché accusati di satanismo e incitamento alla stregoneria. 

“Le avventure di Tom Sawyer” fu vietato negli anni 30 in Unione Sovietica perché l’autore era troppo borghese e in Brasile perché era ritenuto un comunista e un sovversivo.

Negli stessi anni in Cina vietarono la diffusione di “Alice nel paese delle meraviglie” perché attribuire intelligenza umana agli animali equivale a sminuire l’uomo e inoltre gli animali parlanti sono considerati blasfemi.

Negli anni 50 la giovane Dorothy, protagonista de “Il meraviglioso mago di Oz” è stata accusata di essere troppo indipendente e di promuovere uno stile di vita in contrasto con il ruolo della donna richiesto a quei tempi.

A partire dagli anni 90 e ancora oggi, “Le mitiche avventure di Capitan Mutanda” è uno dei libri più censurati nelle scuole statunitensi perché incita alla disobbedienza.

Sempre per restare nel presente, “E con Tango siamo in tre” viene costantemente osteggiato perché racconta la storia di due pinguini omosessuali che covano un uovo e formano una famiglia.

Insomma, i motivi che portano alla censura sono davvero tanti, dalla politica alla volontà di proteggere i bambini. Temo però che alla fine della fiera si possano riassumere in una sola parola, CONTROLLO. Censurando si impedisce la conoscenza e si impone una propria morale, una propria visione della vita. 

E questo controllo lo facciamo tutti. Un amico illustratore mi ha detto di aver dovuto modificare un’immagine perché secondo l’editore riportava troppo all’immaginario cattolico; gli insegnanti controllano sempre i testi che propongo per vedere se contengono frasi o immagini che potrebbero urtare la sensibilità di qualcuno; i genitori non vogliono colori troppo scuri, testi in cui si parla di morte, di abbandono, di sofferenza. E poi il lupo non deve essere cattivo, la bambina deve essere ribelle per alcuni principessa rosa per altri, il protagonista deve essere un maschio se il libro è destinato ad un bambino…

E poi ci sono io…la libraia che censura!

L’assenza di libri religiosi nella mia libreria riflettono il mio essere agnostica; la mancanza di testi su principi e principesse è dovuta alla mia volontà di non perpetrare una visione stereotipata del maschio e della femmina; avere sugli scaffali quasi esclusivamente editori indipendenti è un segnale politico. Potrei andare avanti righe e righe a raccontare cosa non voglio mostrare e cosa voglio mettere in risalto, giustificandomi con l’assenza di spazio, con la voglia di differenziarmi dalle librerie di catena, con la necessità di avere un catalogo “moderno”. La verità è che applico un controllo costante e mai avrei pensato di dovermi considerare per questo una libraia che censura. Devo ammetterlo, ci sono rimasta male 🙁

Ora però ho fatto pace con me stessa e con il mio modo di essere. Continuerò a scegliere accuratamente e in base ai miei principi ogni singolo libro che finirà sugli scaffali, ma ordinerò a cuor leggero ogni libro che mi verrà richiesto senza pensare “Oh no, questo no!!!” 

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